Compositore. Esponente fra i più originali della nuova musica italiana, svolge un'intensa attività anche come regista e scenografo, ed episodicamente come pianista. Centrale nella poetica di B. è l'autobiografismo, la trascrizione musicale dell'esperienza vissuta, evocata in denso gioco allusivo. Tra i lavori più rappresentativi nella prima fase della sua attività sono il ciclo Pièces de chair II per pianoforte, due voci e strumenti (1958-60) e Phrase à trois per trio d'archi (1960); in anni successivi, accanto alla rinuncia ad alcune singolari ma isolate esperienze di notazione grafica (come negli ermetici Sette fogli, 1959, per vari organici), si fa più evidente il recupero di gesti del passato, quasi il riaffiorare, in densità magmatiche, di filtrati echi dell'eredità ideale di Mahler e Berg, ma anche di Puccini, o della polifonia italiana, o di altre esperienze, piegate sempre al gusto per estenuate morbidezze, a una concezione del suono come evento magico, al personale autobiografismo di cui si è detto. Una delle più pregnanti sintesi è forse il Rara Requiem (1969-70) per voci, chitarra, violoncello, fiati, pianoforte, arpa e percussioni; si ricordano inoltre Mit einem gewissen sprechenden Ausdruck per complesso da camera (1963), Il nudo per voce e strumenti (1964), il mistero da camera La Passion selon Sade (1965), da cui saranno tratti vari frammenti da concerto, fra i quali Tableaux vivants per 2 pianoforti, capolavoro di gestualità allusiva. Inoltre, I semi di Gramsci, per quartetto d'archi e orchestra (1962-71), Ancora odono i colli, madrigale a sei voci (1967), Marbre per archi e spinetta (1967). Durante gli anni Settanta il compositore ha intensificato i suoi rapporti con il teatro, approfondendo le potenzialità drammaturgiche implicite nel linguaggio musicale; ne sono nati lavori imperniati sull'ambiguità tra attore e musicista, tra finzione e gesto musicale, e, ancora, tra l'Io del compositore e l'Io autobiografico riflesso da mille specchi: Lorenzaccio (1968-72), i balletti Bergkristall (1973) e Oggetto amato (1976), il melodramma Nottetempo. Con gli ultimi due si inaugurò nel 1976 la serie di composizioni concepite sotto la formula del «Bussottioperaballet», in cui musica, poesia, scena e pantomima si fondono in un teatro circolare della memoria, della metamorfosi, degli umori: Three Lovers Ballet per violino, violoncello e pianoforte (1978); La Rarità, potente (1979); La Racine: pianobar pour Phèdre (1980); La vergine ispirata per clavicembalo e tastiere (1983). Fra i lavori più recenti: Phèdre (1988), Nuit de faune (1991), Madrelingua (1995).